Alla scoperta del Comitato di Trento /2
Come anticipato sul numero 23 di “Ti scrivo”, pubblichiamo il seguito dell’intervista a Claudio Spadaro, presidente del Comitato di Trento. Qui trovate la prima parte.
Approfondiamo la struttura del comitato: da quali organi è costituito?
Gli organi statutari sono il presidente e il consiglio, composto da un vicepresidente (Viviana Battisti), due consiglieri (Katia Onorati e Nicola Bertagnolli) e un consigliere giovane (Cristina Zandonai). Tutte le decisioni, siano esse inerenti a spese, convenzioni o attività, sono ratificate e deliberate dal consiglio. Questo elabora anche le strategie politiche discusse nelle assemblee generali e successivamente estese ai gruppi. Il comitato dispone inoltre di un ufficio amministrazione formato da cinque dipendenti, che si occupa di tutta la parte amministrativa e contabile. L’attività dei suoi 18 gruppi ha bisogno di un ufficio che registri e gestisca le uscite e le entrate, nelle cue competenze rientrano anche le paghe per i dipendenti. Nei gruppi vi sono infatti alcuni dipendenti che svolgono attività sanitaria al fine di garantire la copertura delle convenzioni in zone remote, oppure negli agglomerati urbani in orari feriali.
Parliamo un po’ di comunicazione. Come funziona e come sta cambiando?
Il confronto diretto coi volontari avviene, per statuto, almeno due volte l’anno, nelle assemblee in cui viene valutato il bilancio fiscale, presentato quello sociale, il resoconto delle attività e le eventuali strategie sulle attività; viene inoltre dato spazio a tutti i volontari per chiedere chiarimenti, proporre istanze, fare osservazioni. Le assemblee rappresentano un fondamentale momento di incontro democratico per la nostra associazione.
Le occasioni di incontro sono poi molteplici, come le riunioni di gruppo, alle quali mi impegno a partecipare quando vengo invitato, gesto che mi fa molto piacere e che ho sempre incentivato.
Dobbiamo poi ricordare che all’interno della struttura abbiamo sei figure fondamentali per l’attività del comitato: i delegati di obiettivo strategico Cinzia Montibeller, Marco Miorandi, Rudy Dorigoni, Ivana Catturani, Cristina Zandonai e Cristina Adami (che abbiamo intervistato per lo speciale del “Ti scrivo” e che trovate qui, ndr). Questi si occupano trasversalmente di organizzazione e sviluppo, stimolando l’opera dei gruppi. Perché questo possa avvenire al meglio, questi volontari si occupano delle fasi operative di molte attività e sono in contatto costante coi delegati del Comitato provinciale, che hanno un ruolo di supervisione.
Per quanto riguarda la comunicazione esterna, restano ancora degli equilibri di competenza da stabilizzare tra Comitati (locali), gruppi e Comitato provinciale. Un grosso sforzo viene dedicato in maniera particolare allo sviluppo della comunicazione in gruppi in cui questa ancora scarseggia. Mentre può sembrare di secondaria importanza, tutto ciò è invece fondamentale: spesso la discrepanza tra le tantissime attività silenziosamente svolte dai gruppi (molte volte non sappiamo nemmeno noi quante siano) non si riflette nell’immagine esterna degli stessi. Non dobbiamo comunicare per una questione di ostentazione, ma per ricordare che ci siamo.
Ti faccio un esempio: in questi giorni di maltempo, su un noto quotidiano locale, è uscito un articolo di encomio per tutte le meravigliose realtà che si sono mobilitate per soccorrere la popolazione. Dai vigili del fuoco, bagnati e infreddoliti, all’intera macchina della protezione civile impegnata con oltre mille persone. Noi abbiamo mobilitato circa 250 volontari e abbiamo sostenuto tutti i paesi colpiti: Levico, Borgo, Canal San Bovo, Trento, Dimaro, nonché zone extra comitato, come le valli di Fiemme e Fassa. I dormitori allestiti a Mattarello hanno coinvolto 25 volontari che hanno trascorso la notte con gli sfollati. Lo stesso a Rovereto o a Dimaro, dove abbiamo inviato il doppio dei mezzi in convenzione. Abbiamo avuto una bellissima risposta dai volontari, disposti ad aiutare in ogni modo. Tre di loro sono partiti con un fuoristrada alla volta di Belluno per fornire supporto a persone non facilmente raggiungibili. Ci siamo dappertutto e facciamo un grande lavoro. Nonostante ciò, nell’articolo non c’era il minimo cenno alla Croce rossa. Questo scarso riconoscimento, di cui la svista del giornale non è che un esempio, può essere ricondotto in parte alla nostra propensione all’attività silenziosa. Per questo un nostro obiettivo dev’essere quello di diventare un pochino più consapevoli dell’importanza di un’efficace strategia comunicativa, nella consapevolezza che oggi più che mai, chi non comunica, non esiste. Per questo ci siamo anche attivati sui social e sul rinnovato sito web critn.it, portale informativo e comunicativo del comitato in cui ogni gruppo può pubblicare i suoi contenuti.
Quali sono gli obiettivi per il futuro e quali le principali difficoltà?
Le sfide che ci siamo posti per questi quattro anni sono molteplici. Cardine della nostra opera è il volontario, del quale stiamo cercando di migliorare la qualità della vita, concretamente per esempio con l’acquisto di nuove ambulanze più sicure, o con la sistemazione delle sedi; o ancora con una formazione adeguata sui rischi, nel rispetto dei nuovi regolamenti, ma soprattutto in linea con la nostra volontà di aumentare la sicurezza.
Per quanto riguarda l’intero comitato, la sfida è quella di renderlo forte, facendo economia di scala e gestendolo in maniera sostenibile e congrua, senza lasciare nulla al caso. Un fronte sul quale il consiglio è determinato a impegnarsi è quello del sociale. Lo scorso anno abbiamo costituito un fondo di circa 100 mila euro per progetti sociali sui vari territori, grazie al quale alcuni gruppi si sono attivati.
Abbiamo ancora un paio di anni davanti e sappiamo che non dovremo mai fermarci: la velocità dei cambiamenti è paurosa: le leggi del terzo settore, le implicazioni, gli aggiornamenti, la nuova legge sulla privacy e così via.
In conclusione, si vuole fornire alle persone gli strumenti affinché siano sempre più preparate e motivate per capire a fondo ciò che fanno, e permettere loro di svolgere il volontariato nel miglior modo possibile. Questo è quello che mi auguro.