In Mongolia per fare qualcosa di grande
(pubblicato sul numero 22 di “Ti scrivo”)
La Croce rossa del Trentino si è recata in Mongolia per iniziare un processo di cooperazione e scambio di buone pratiche che possa portare benefici a entrambe le organizzazioni. Lo staff provinciale dell’obiettivo strategico 4, in collaborazione con tutti i delegati, ha realizzato negli scorsi mesi un progetto che discuteremo in questi giorni e che prevede progetti condivisi tra cui lo scambio di visite “operative” nei rispettivi paesi
Trentino e Mongolia: due realtà geograficamente molto distanti, ma che condividono molto più di quanto si pensi. A partire dal territorio prevalentemente montuoso, in cui la gestione delle emergenze diventa necessariamente più complessa. Per discutere questi e altri temi, il 4 settembre scorso una delegazione del Comitato provinciale di Trento della Cri atterra a Ulan Bator, capitale della Mongolia. Ad accogliere il presidente Alessando Brunialti, la consigliera Marilena Martinelli, il delegato per l’obiettivo strategico 4 Giorgio Giampiccolo (questi ultimi due volontari del nostro gruppo) e il referente per la cooperazione internazionale Daniele Cuomo Coppola, uno dei membri della delegazione della Croce rossa mongola che aveva visitato l’Italia nell’ottobre scorso, in compagnia di alcuni giovani volontari.
Dopo una visita della città, l’incontro ufficiale nella sede dell’associazione. A colpire Daniele, che ci racconta quest’esperienza, è il gran numero di giovani che li aspettano, schierati lungo le scale per dar loro il benvenuto tradizionale: a fianco ai progetti sulla formazione alla popolazione per la prevenzione dei rischi da disastro ambientale, fondamentale in un contesto duro come quello della Mongolia, alla formazione al primo soccorso dei propri volontari, alle molteplici attività nel sociale, la Croce rossa mongola sembra puntare tantissimo proprio sui giovani.
Nei giorni successivi la nostra delegazione viene accompagnata a conoscere i progetti sul territorio, e, tra giri a cavallo e pernottamenti in yurta, l’abitazione tradizionale dei nomadi mongoli, prende atto dell’importanza della formazione alla popolazione in un territorio come questo: inverni rigidi, distanze enormi tra i centri abitati e spazi vastissimi abitati da pastori nomadi, dove la capacità di affrontare da soli le emergenze fa davvero la differenza.
L’ultimo giorno di missione trascorre nella città di Darhan, nel nord del paese. Proprio con il Comitato provinciale di Darhan Uul si inizia a parlare di progetti concreti di collaborazione tra le due società, sia nel campo della prevenzione dei rischi da disastro ambientale, sia in quello delle attività sociali, sia nelle iniziative rivolte ai giovani. A Darhan i nostri volontari hanno modo di vedere da vicino due progetti molto validi che la Croce rossa mongola ha intenzione di implementare. Il primo è un centro di formazione che organizza corsi professionalizzanti rivolti a quella fascia vulnerabile di popolazione composta da migranti economici interni. Si tratta soprattutto di quelle persone che vivevano di pastorizia e allevamento e che a causa di eventi avversi si sono riversate nelle periferie delle città, dove vivono in condizioni di emarginazione e mancanza persino dei beni di prima necessità, prive di competenze spendibili sul mercato del lavoro cittadino. Il secondo è il progetto che più di tutti ha colpito Daniele in questa prima visita in Mongolia, una “humanitarian room”: una classe in un plesso scolastico pubblico che comprende le nostre elementari, medie e superiori, dedicata alla Croce rossa e all’intervento umanitario, in cui i giovani partecipano a lezioni extracurriculari dedicate. Parlando con loro, scopriamo che in Mongolia i bambini possono iniziare a svolgere attività con la Croce rossa a partire dai tre anni, mentre a partire dai sei possono diventarne membri. L’emozione più forte, in questo viaggio, Daniele la vive chiedendo a dei bambini di 10 anni: «Che cosa vuol dire per voi fare attività in Croce rossa, e cosa vi piace di questa organizzazione?». La risposta: «Con la Croce rossa possiamo aiutare le persone; è bellissimo fare qualcosa di veramente utile per qualcuno che ne ha bisogno».
Tornati motivatissimi da questo viaggio conoscitivo, i membri della delegazione stanno già lavorando a progetti concreti di collaborazione tra le due società nazionali, per la crescita e il miglioramento delle attività di entrambe. Il primo sarà una breve mostra fotografica con alcuni scatti della nostra volontaria Marilena. Serviranno a raccontare ancor meglio questa esperienza, perché un’immagine vale più di mille parole. (gp)