Perché non dire area ma obiettivo strategico
(pubblicato sul numero 19 di “Ti scrivo”)
Questioni di lana caprina. Appunti per un galateo linguistico
L’Associazione negli ultimi anni è cambiata molto: il passaggio fondamentale è stato quello che ha reso la Cri un’organizzazione unica e non più formata da diverse componenti. Per questo da qualche tempo un volontario che entra nel grande mondo della Croce rossa ha la possibilità di svolgere attività nei più disparati settori secondo inclinazioni e interessi personali.
La nostra associazione si è dotata per questo di un piano strategico che ha individuato sei obiettivi che guidano l’operato dell’associazione nella sua interezza.
Per semplificare i soci chiamano questi obiettivi aree, ma quest’ultimo termine ha un sapore di chiuso, stagnante, circoscritto e non indica con chiarezza che cosa ci poniamo come obiettivo.
Ormai è prassi comune dire: “Sono un volontario dell’area 1, 2, 3 ecc.”, ma dobbiamo ricordarci che siamo membri di un’associazione che è unica e che persegue obiettivi differenti ma affini, perché fanno riferimento a un’unica strategia.
Che senso ha dire area quando posso parlare di obiettivo strategico? A volte il lessico fa la differenza: l’area è delimitata e circoscritta nella sua azione, l’obiettivo è “la meta che ci si propone di raggiungere, il fine, il proposito”.
Se sono un volontario, come si dice, di area 1 faccio servizio in ambulanza, di area 2 mi occupo di attività sociali, di area 3 monto e smonto tende e gazebo, ecc. In questo modo si rende l’attività della persona settoriale e senza una visione d’insieme, per questo sarebbe preferibile parlare di obiettivi strategici: siamo volontari della Croce rossa e attraverso le nostre attività, che afferiscono a diversi obiettivi strategici, raggiungiamo un obiettivo generale comune.
Ragionare sul lessico non è un esercizio ozioso o inutile, appunto una “questione di lana caprina”, ma un elemento importante che qualifica il nostro agire di volontari con maggiore consapevolezza! (fc)