Il dietro le quinte dell’Adunata degli Alpini
(pubblicato sul numero diciotto di “Ti scrivo”)
Dietro a ogni grande evento c’è sempre una grande macchina organizzativa, ed è essenziale che nulla venga lasciato al caso. Anche se è dagli imprevisti che nascono le storie migliori
L’Adunata degli Alpini 2018 non è stata di certo un’eccezione alla regola. Per far fronte a quest’evento, tantissimi volontari hanno dato il loro contributo impegnandosi nelle più disparate attività.
C’è stato chi, zaino in spalla, ha battuto le vie del centro come membro di una squadra itinerante, chi si è occupato della gestione delle comunicazioni radio, chi ha allestito tende e gazebo, senza escludere chi ha preparato lauti pasti per tutti coloro che transitavano per il campo base.
Sì, perché il coordinamento di ciascuna di queste attività è avvenuto proprio all’interno della cosiddetta “cittadella dei volontari”, una struttura mobile realizzata nel capannone ex Atesina, nella zona nord di Trento.
All’interno di essa si sono avvicendate centinaia di persone, in quanto costituiva, tra le altre cose, il luogo scelto per l’accreditamento: ogni volontario era tenuto a presentarsi alla cittadella per iniziare il turno e ricevere il proprio badge di riconoscimento.
Forse per il numero piuttosto considerevole di persone che si trovavano al campo, o forse per la naturale agitazione generata dall’importanza di un evento simile, l’atmosfera si è fatta presto piuttosto frenetica. D’altronde, le cose da fare erano tante e il tempo a disposizione poco, pochissimo.
La vita di quei giorni è stata segnata anche, e per fortuna, da altrettanti momenti di risate e allegria, alcuni persino di comicità. Come quando è finito il filo per legare i badge e si è dovuti correre a comprarlo in negozio, attirando gli sguardi perplessi degli altri clienti.
Nel complesso, il funzionamento della cittadella è stato molto simile a quello di un qualsiasi altro campo di Croce rossa, solo ancora più complesso. Ciò significa che anche in questo caso il ritmo è stato scandito da lunghe file per le docce, brevi pisolini su brandine poco confortevoli e pranzi in compagnia nella tenda mensa. Fondamentale è stato il caffè elargito in grandi quantità dalla cucina da campo, che ha permesso di affrontare le notti insonni e i lunghi turni. Finita l’adunata, stanchezza e stress sono stati spazzati via dalla soddisfazione per aver contribuito alla buona riuscita di un evento di tale portata. Di certo, i ricordi che quest’esperienza ha portato con sé rimarranno a lungo scolpiti nel cuore di tutti noi. (cd)