“Il mondo inTenda!” messaggio lanciato
(pubblicato sul numero diciassette di “Ti scrivo”)
Dal 7 al 15 aprile scorso chi ha avuto occasione di passare in piazza Cesare Battisti a Trento si è ritrovato in una tendopoli in miniatura. Stiamo parlando dell’evento “Il mondo inTenda!” dove, in occasione della conferenza inaugurale, abbiamo avuto l’opportunità di intervistare Fabrizio Damiani, responsabile delle operazioni internazionali di Croce rossa in Europa e Asia e, a manifestazione conclusa, l’ideatore Giorgio Giampiccolo.
È un titolo dal doppio significato, “Il mondo inTenda!”, da una parte descrive l’impegno che i volontari mettono nell’aiutare il prossimo, dall’altra richiama la popolazione a non girarsi dall’altra parte, a non fingere di non vedere. E proprio in cinque tende si è svolta la sfaccettata manifestazione che ha visto piazza Cesare Battisti riempirsi di esposizioni ed eventi per un’intera settimana, dal 7 al 15 aprile, con due ultimi incontri nel weekend del 22 aprile.
Alla conferenza inaugurale è intervenuto, tra gli altri, Fabrizio Damiani, responsabile “senior” delle operazioni in Europa e Asia dell’Ufficio attività internazionali del comitato nazionale della Croce rossa italiana.
Fabrizio, che ruolo ricopri in Croce rossa e perché sei qui oggi?
Lavoro al Comitato nazionale della Croce rossa italiana e sono responsabile dei progetti e delle operazioni internazionali in Europa, Asia centrale e Asia pacifico. Sono qui per parlare del lavoro che svolge l’associazione a livello internazionale (cosa facciamo e come operiamo) e per spiegare quali sono le motivazioni che ci guidano nel fare certe scelte, nel sostenere un progetto rispetto a un altro in un determinato paese. Voglio anche dare testimonianza diretta del lavoro che sto facendo nel seguire i progetti che sono sotto la mia diretta responsabilità, in particolare nel Bangladesh, dove in un grandissimo campo in pochi mesi si sono riversati più di 800 mila profughi (8 volte gli abitanti di Trento) provenienti dal Myanmar. Questo enorme flusso di persone ci sta ponendo davanti a una sfida in tema di assistenza umanitaria.
Prevedete altre iniziative di questo tipo o questo è un evento isolato?
Dobbiamo continuare a organizzare eventi di questo tipo per sensibilizzare la popolazione rispetto a certe tematiche, ma soprattutto per aiutare a capire di più la diversità, a comprenderla e a farne buon uso, a sviluppare una cultura dove ognuno collabori per trovare soluzioni a problemi comuni. C’è molto da fare e non bisogna mai stancarsi, ma bisogna continuare facendo leva sul grande potenziale dei volontari, presenti capillarmente nella comunità, ognuno con le proprie peculiarità.
Cosa rimarrà dopo una settimana di questa attività, a Trento?
Spingersi a isolarsi e a pensare a sé stessi, respingere i problemi al di fuori dei nostri confini non aiuta a vivere meglio; ci sono benefici immediati, ma sono solo apparenti. Invece che respingere i problemi, dovremmo affrontarli e trasformarli in opportunità.
Io spero che rimanga una maggiore consapevolezza; in un mondo costellato dalla disinformazione, capire che siamo tutti sotto una stessa tenda e che è necessario cooperare per trovare insieme soluzioni a problemi complessi, sarebbe un gran successo.
Ideatore dell’iniziativa è Giorgio Giampiccolo, delegato per le attività internazionali della Croce rossa nel comitato provinciale di Trento.
Giorgio, curiosità pura: quando e perché è nata l’idea di questo evento?
È nata mesi fa e inizialmente si pensava a una mostra dove, attraverso delle interviste a volontari di varie associazioni, si potesse parlare di emergenze umanitarie viste attraverso gli occhi degli operatori, una cosa totalmente nuova, visto che siamo abituati a vederli solo nella loro fase attiva. Grazie alla collaborazione con la Fondazione museo storico del Trentino e al contributo prezioso di Mara Dissegna (ricercatrice e volontaria del gruppo di Lavis), Maria Grazia Baccolo (precedentemente direttrice del museo di Croce rossa a Castiglione delle Stiviere), Eleonora Pisoni (operatrice al Muse) e Daniele Cuomo (esperto in attività internazionali), il lavoro si è evoluto fino ad arrivare ad ambientare la mostra all’interno delle tende di emergenza in un posto atipico come il centro di Trento e di chiamarlo “Il mondo inTenda!”.
Parliamo proprio del nome, “Il mondo inTenda!”: gioco di parole per lanciare un messaggio?
Esiste un mondo nelle tende che è quello del volontario, ma anche quello popolato da 65 milioni di persone che tuttora ci vivono stabilmente, obbligate da migrazioni, alluvioni, guerre. È necessario informare affinché il mondo capisca quello che sta succedendo; ecco perché, oltre al nucleo centrale dove si sono alternate testimonianze, dibattiti e conferenze, erano presenti anche quattro installazioni. Nella prima si potevano trovare pezzi storici concessi dal museo di Campomorone; a seguire, delle grandi gigantografie con persone da soccorrere e soccorritori, per far notare che non ci sono differenze; nella terza è presente la ricostruzione di un dormitorio, dove le brandine erano ricoperte da centinaia di fotografie scattate dai volontari nelle varie emergenze; nell’ultima tenda veniva proiettato un video contenente alcune interviste, racconti diretti di esperienze ed emozioni.
Pensate di riproporre in futuro questa manifestazione?
La mostra è già disponibile per i gruppi che vogliono riproporla con materiale e la nostra assistenza, non vogliamo comunque che sia autoreferenziale. Abbiamo il sogno che questo evento diventi un appuntamento che possa coinvolgere sempre più associazioni che si occupano di volontariato a livello internazionale, un vero festival dell’umanità da riproporre annualmente.
Questa intervista uscirà quando l’evento sarà concluso da parecchi giorni. Cosa ti piacerebbe che rimanesse alla gente che avete incontrato?
Due parole: umanità e consapevolezza. La prima deve essere ripetuta all’infinito: mi sono accorto avvicinando la gente nei giorni scorsi che tutti hanno bisogno di sentire che esiste ancora, è un discorso di speranza; la seconda perché c’è bisogno di capire che prima di tutto di fronte abbiamo persone, in qualunque situazione si vada a operare. (pm)