A volte, le coincidenze…
(pubblicato sul numero quindici di “Ti scrivo”)
Una serata normale diventa speciale, grazie alla visita inaspettata di Gabriele Bellocchi, vice presidente della Cri, incontrato per caso a Rovereto
Oggi vi racconto una storia … come da tradizione bisognerebbe cominciare con “C’era una volta”, ma andremo direttamente al sodo, perché tempus fugit!
Lunedì 19 febbraio, pomeriggio. Una volontaria in civile sta girovagando per il centro di Rovereto; viene fermata e le viene posta la domanda: “Ma gli abitanti di Rovereto come si chiamano?” – “Roveretani!”. Poi lo sguardo attento cade sullo zaino della volontaria, che denota la sua appartenenza alla Cri tramite una spilla: non poteva essere che una croce rossa! Il gruppo di ragazzi che aveva fermato la volontaria esclama ad alta voce: “Anche il nostro prof fa parte della Cri!”. Allora quel professore si avvicina alla volontaria e chiede: “Ma chi è il tuo consigliere giovane?” – “Aspetta un attimo che chiamo un volontario, chiedo e poi ti dico”.
Quella chiamata, quella benedetta telefonata fu importante perché mise in contatto i volontari del Trentino con quel professore, che in fin dei conti era solo Gabriele Bellocchi, il rappresentante nazionale dei giovani e vice presidente nazionale della Cri. Seguì un breve incontro fra tre volontari accomunati dalla passione per la nostra Associazione per bere un caffè e parlare di quella loro passione.
Quel lunedì pomeriggio si trasforma in una prima occasione di incontro e si scopre che Gabriele ha accompagnato la sua classe terza di una scuola media romana in gita in Trentino. Allora perché non approfittarne? Ci diamo appuntamento per un incontro informale mercoledì sera nella sede Cri di Rovereto per fare due chiacchiere e parlare di progetti e attività fra una quindicina di volontari giovani e il loro rappresentante nazionale.
Dopo un’oretta, verso le 22, Gabriele lancia un’idea: “Volete conoscere i miei studenti e fare un’attività con loro?”. Bisogna decidere subito e il gruppo entusiasta e motivato sceglie di procedere: “Si va a fare attività subito con questi ragazzi!” – “E cosa proponiamo?” – “Facciamo fare loro un bel gioco!”.
Inizia così un secondo momento di confronto e si allarga il gruppo, grazie al “gioco dei bulgari”, in cui i ragazzi vengono divisi in gruppi e formano composizioni artistiche umane rispettando regole predefinite che ne aumentano il divertimento: per esempio, devono toccare terra solo quattro braccia e due ginocchi. A ciascuna composizione va poi dato un titolo adeguato, e la fantasia si scatena. Un modo come un altro per creare aggregazione fra risa, urla e divertimento. Al termine siamo pronti per assaggiare un ottimo strudel, ma inizia il dibattito e gli studenti tartassano quasi a mitraglia di domande i giovani volontari, curiosi semplicemente di conoscere quel mondo di cui il loro professore ogni tanto parla; infine, la fatidica domanda: “Come si diventa volontari della Cri?”, anche se anche un’altra domanda prorompe: “Ma il nostro prof come volontario com’è?”.
Passata la mezzanotte e divorato lo strudel, i volontari e i giovani studenti si salutano sperando un giorno di rivedersi e di poter condividere di nuovo un momento assieme, magari appartenendo tutti a quell’associazione di cui sono tanto entusiasti.
Le favole hanno sempre un lieto fine, ma anche una morale e questa nostra storia ci insegna una cosa importante: le occasioni, quelle belle ed emozionanti, esistono e vanno colte; il lieto fine è solo dietro l’angolo, però dobbiamo essere curiosi e coraggiosi di guardarci, dietro l’angolo.
Un grazie doveroso a Martina, volontaria di Rovereto, che coraggiosamente ha risposto “Roveretani!”, e a Gabriele per averci fatto conoscere la sua classe e aver voluto condividere con noi tempo e passione, e per rappresentarci degnamente ogni giorno. (fc)