La missione della formazione
(pubblicato sul numero quindici di “Ti scrivo”)
Primo soccorso? Non si chiamava pronto soccorso? Cronaca della inestimabile, ma poco conosciuta, attività di formazione svolta da Trentino Emergenza nelle scuole, che sta dando buoni frutti grazie anche a “Stayin’ alive” dei Bee Gees in sottofondo per dettare il ritmo della rianimazione cardiopolmonare
Sarà certamente capitato a chiunque di non ricordare il significato di un acronimo, condensato diabolico di lettere che, con l’intento ingannevole di semplificare la vita, talvolta finisce col complicarla. Ebbene non sono immuni da questo sortilegio nemmeno gli aspiranti soccorritori occasionali.
«Cos’era l’Rcp? … Rianimazione cuore più-o-meno … ehm, polietnica!» Sì, certamente, in accordo col principio di imparzialità deve essere assolutamente multietnica. «Rianimazione cardio … pulsante! Sì, come quello che premi sul Dae», altro acronimo che si ricorda facilmente perché si legge per le strade. Un altro liofilizzato semplice da ricordare è l’Abc … «Ma cosa voleva dire?» Questo è proprio il caso opposto, quello in cui l’abbreviazione è semplice, ma non se ne ricorda il significato.
«Ma ce ne erano altri? Certo che sì!» Effettivamente sono tanti, troppi, sostengono i “profani”.
Sopravvissuti a questo frullato alfabetico per gli studenti è giunta l’ora di affrontare la fase pratica: è giunta l’ora di conoscere Anne. Peculiare l’ascendente della nostra amica su chi la incontra per la prima volta. “Fredda e non troppo attraente in quanto non sufficientemente umana”, così l’avrebbe definita un ragazzo. Ah, si capisce che non è un volontario! Doveroso precisare, per ogni manichino norvegese che stesse leggendo: se per loro siete semplicemente complessi plastici, siete freddi e occupate lo spazio di un borsone, be’ sappiate che troverete sempre un posto caldo nei nostri cuori.
Curiosamente non è stata colta con sorpresa, ma con piacere, la nozione per la quale “all’infortunato il grappino non va dato”. Soccorritore assetato, pensano loro …
Provano ora Rcp, nella forma definitiva di Rianimazione cardio polmonare… “Ah, ha, ha, ha, stayin’ alive”, chissà se i Bee Gees avevano calcolato questa strategia commerciale, ma ormai da anni la loro canzone è nota nell’ambito del primo soccorso come “quella della Rcp”. L’unica cosa di cui sono certi sono le indubbie doti canore dell’istruttore.
Sono queste alcune delle prime impressioni (le più deliranti, lo ammettiamo) degli studenti coinvolti in un corso per loro insolito. Questo si è tenuto in un giorno qualunque, in una scuola normale, in un’aula anonima, ma quello dietro alla cattedra non era un insegnante, bensì un operatore di 118 Trentino Emergenza. L’ente in questione propone infatti ogni anno, a centinaia di studenti delle scuole superiori del Trentino, un corso di circa sei ore in cui vengono vagliate le basi del primo soccorso.
Le unità didattiche sono idealmente divise in tre parti; inizialmente sono esposte le nozioni teoriche (tra cui anche i famosi acronimi) sulle varie casistiche di infortunio e l’utilizzo del numero unico di emergenza 112.
Le altre lezioni, pratiche, si pongono in ideale antitesi: nella prima vengono trattate le manovre base che ciascuno dovrebbe conoscere e saper applicare, mentre la seconda è dedicata a quello che non va fatto nel caso specifico dell’infortunato traumatizzato. La sintesi consiste dunque in una preparazione mirata alla osservazione e alla valutazione, premesse fondamentali all’azione.
L’iniziativa è stata accolta entusiasticamente dai ragazzi, molti dei quali partecipavano per la prima volta ad un corso di questo tipo. Naturalmente sarebbe auspicabile un’esposizione alla cultura del soccorso molto anteriore (nella fattispecie si parla di ragazzi di quinta superiore), ma a livello scolastico si stanno svolgendo sperimentazioni in questa direzione che fanno ben sperare per il futuro prossimo.
Restando nel presente, non ci resta che ringraziare Trentino Emergenza per la preziosissima attività di formazione che da anni svolge sul nostro territorio. (gb)