Diario di viaggio
(pubblicato sul numero quattordici di “Ti scrivo”)
Sono le 22 e 30 della sera del 26 gennaio quando dal parcheggio del Pala Trento partono quattro pullman con a bordo i volontari che all’indomani mattina incontreranno Papa Francesco. Più di duecento persone, incredule ed emozionate, si muovono dal Trentino come una carovana, in viaggio verso Roma
Tra un sonnellino e una chiacchierata, il viaggio verso Roma comincia, l’emozione è tanta e si fa fatica a dormire. C’è tutta la notte davanti. Dopo un’ultima sosta in autogrill finalmente si arriva, un fiume di omini rossi in divisa tutti diretti verso il treno per arrivare in Vaticano. Giunti in S. Pietro ormai è mattina presto e la fame si fa sentire: per incontrare il Papa ci vuole la carica giusta, e un cornetto col caffè sono un ottimo toccasana in preparazione della giornata. La coda è una caratteristica di questo viaggio: coda ai bagni dell’autogrill, coda ai controlli per accedere in S. Pietro, ma è anche un momento di conoscenza, di scambi di pensieri, di incontri con persone dell’altra parte dell’Italia. Tutti assieme uniti per andare dal Papa. Dopo aver passato i controlli di sicurezza, si aprono le porte della sala Nervi che a poco a poco inizia a riempirsi con il corpo delle infermiere volontarie, le delegazioni internazionali di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, il presidente Rocca e i volontari: oltre seimila, a tingere di rosso l’aula Paolo VI.
Paola Saluzzi introduce l’incontro accogliendo alcuni volontari con le loro testimonianze. È in questo momento che la grandezza dell’associazione diventa lampante. Qui si capisce il potere di un gruppo di persone che possono davvero fare la differenza. Poco dopo un brusio attira l’attenzione di tutti, sono le guardie svizzere che si posizionano in fondo alla sala: il momento è arrivato! I volontari iniziano ad accalcarsi lungo il corridoio centrale, l’emozione è incontenibile, il Papa è arrivato. Apre l’udienza il presidente Francesco Rocca, con un discorso di saluto; una frase rimane impressa nella mente in modo particolare: “Noi saremo sempre lì dalla parte di chi ha bisogno per curare tutte le ferite, anche quelle invisibili”. Questo è l’essenziale di quello che sono i volontari e che nella loro missione non devono mai dimenticare.
Poi tocca a Papa Francesco, il suo messaggio è potente, come c’è da aspettarsi. Bisogna dare “uno schiaffo all’egoismo sociale, con la parola e la testimonianza”. Umanità vuol dire “mettere al centro la cura delle persone”, ed è questo il fulcro del lavoro quotidiano dei volontari, l’aiuto concreto alle persone.
È un momento toccante, le parole del Papa accarezzano tutti con la gentilezza che lo contraddistingue. Poco dopo, l’udienza si avvia verso la conclusione, i volontari escono ordinatamente dalla sala. In coda, ovviamente. Il momento tanto atteso è finito, in una giornata dai particolari non prevedibili, ma sicuramente piena di emozioni. I volontari ne escono arricchiti.
È ora di pranzo e la fame si fa sentire. A Castel Sant’Angelo i volontari romani aspettano i colleghi di ogni parte d’Italia per la distribuzione del pranzo al sacco. Ognuno riceve la propria busta e si accomoda sul prato, dove la brezza primaverile aiuta a rilassarsi dopo lo stress del viaggio e l’emozione dell’incontro.
Nel pomeriggio, prima del rientro, si sfrutta l’occasione per un giretto per Roma e – se è vero che tutte le strade portano a Roma – in questo caso è anche vero che tutte le strade portano a dei volontari Cri, che hanno letteralmente invaso le vie della capitale: non manca angolo senza che spunti una divisa rossa.
Il sole sta ormai calando, portando la giornata verso la conclusione: stanchi ma con il cuore pieno di gioia, tutti risalgono sui rispettivi pullman per riprendere la via di casa. L’arrivo a Trento avviene a notte fonda, il viaggio si conclude con un abbraccio di saluti dei volontari, pronti e carichi per il prossimo servizio, orgogliosi di indossare la divisa della Croce rossa e di poter far parte di quell’Italia che aiuta. (ff)