Prova pre-tirocinio: situazioni simulate, emozioni vere
(pubblicato sul numero cinque di “Ti scrivo”)
Il corso è arrivato a buon punto, due terzi delle lezioni ormai andate ed è finalmente ora di iniziare il tirocinio in ambulanza. Ma… c’è un “ma”. O meglio, c’è un ultimo passo da affrontare: la prova pre-tirocinio, un test scritto e tre simulazioni di scene di intervento. È stata fissata per sabato 8 aprile e si tratta di una data che tutti noi corsisti abbiamo segnato bene in evidenza sul calendario. Probabilmente all’inizio l’abbiamo presa tutti un po’ sottogamba, ma nell’ultimo periodo prima della prova la tensione è iniziata a salire. I discorsi hanno iniziato gradualmente a spostarsi da “Cosa hai fatto di bello domenica?” a “Ma quali sono i sintomi eclatanti che devono farmi scattare il campanello d’allarme?”. Ed è con questo spirito che quel sabato mattina ci siamo ritrovati davanti alla porta della sede. Divisi in due scaglioni, sette equipaggi in tutto, molti di noi per la prima volta con la divisa addosso.
Consapevoli che quelle che ci saremmo ritrovati di fronte sarebbero state solo delle simulazioni e non delle situazioni reali, forse in quel momento avevamo ancora un pizzico di spavalderia addosso.
Spavalderia che se ne è sicuramente andata pochi minuti dopo, entrando nelle nostre prime scene. Nell’incidente stradale non avevamo sicuramente il traffico intorno a noi, ma il motociclista a terra si lamentava davvero e le grida dell’automobilista che l’aveva investito non passavano inosservate. E no, la frattura esposta dell’elettricista non era vera (anche se era davvero incredibilmente realistica e più di uno di noi se ne è andato con i pantaloni imbrattati di sangue), ma il buio di quella stanzetta, il rumore del trapano acceso e degli attrezzi sparsi a terra che spostavamo al nostro passaggio non creavano sicuramente una situazione di comfort. Per finire, il manichino da rianimare era il nostro solito manichino, Anne, ma non era da solo nella stanza e benché avessimo ripetuto la sequenza di rianimazione fino alla nausea, ricordarla mentre contemporaneamente cercavamo di tranquillizzare e tenere a bada la nipote della paziente non è stato di sicuro semplice.
Le scene potevano essere ricreate, i feriti e gli astanti in realtà simulavano, ma la scarica di adrenalina… quella è stata vera!
Alla prova è seguito un breve debriefing con gli istruttori, un incontro a mente scarica per fare il punto sulla nostra preparazione; il lunedì successivo, nella lezione sugli aspetti relazionali del soccorso abbiamo avuto modo di confrontarci sulle sensazioni che ci hanno accompagnati durante le simulazioni.
Le parole usate sono state sicuramente diverse, ma credo che possano essere grosso modo tutte tradotte in un: “Se questo è quello che ho provato sapendo che stavano tutti simulando, chissà che succede dentro di me alla prima chiamata ‘vera’!” (sc)