“Perché lo fai?” e altre domande dei bambini sul terremoto
(pubblicato sul numero tre di “Ti scrivo”)
Nonostante siano passati ormai diversi mesi dagli eventi sismici dell’Italia centrale, è ancora tanta la curiosità e la voglia di conoscere “com’è la situazione” e sapere se l’emergenza si sia magari già conclusa. Ecco la testimonianza di un nostro volontario.
Un amico, reso partecipe della mia esperienza, mi ha chiesto se fossi disponibile a raccontarla in una classe della scuola primaria di Verla di Giovo, dove la moglie, che è anche la maestra, ha organizzato un incontro con qualche classe.
Inizialmente ho avuto qualche dubbio: mi risultava difficile pensarmi davanti a un gruppo di bambini e bambine a raccontare cose che non sono sempre il meglio della vita. Ci si domanda se magari un bimbo possa impaurirsi o semplicemente preoccuparsi.
Mi sono però anche ricordato di come i bambini siano, insieme agli anziani, i più coinvolti e fragili nella situazione e, forse, anche quelli che più riescono a trovare il lato buono e ottimista nonostante tutto.
Così un mercoledì pomeriggio mi sono recato a Verla per raccontare quello che avevo visto e vissuto.
Temevo di non riuscire a riempire due ore di tempo, ma tante sono state le domande, le curiosità, le risate e i momenti seri, che il tempo è letteralmente volato. “Quante persone stanno in una tenda?”, “Ma ci sono le scuole in un campo?”, “Cosa significa essere volontario?”, “Perché tu vai a aiutare la gente?”. Il desiderio di sapere esattamente cosa sia successo, come vivano le persone oggi, e come funzioni tutta la macchina dei soccorsi e degli aiuti. E poi quella domanda difficile: “perché lo fai?”. Ognuno ha le sue personali motivazioni, ma mi piace ricordare le parole di un’amica: “lo faccio perché sono certa che se capitasse a me ci sarebbero delle persone che farebbero altrettanto per me”. La fiducia in qualcosa di più grande che unisce al di là di ogni confine.
Come il clima che si respirava in aula, un’attenzione ad ogni parola, il desiderio di capire e conoscere ogni minimo dettaglio di quel posto, comprese le emozioni delle persone.
Un’esperienza nuova, divertente, che è stata resa ancora più emozionante dalla lettura delle domande e commenti scritti dai bambini sul blog interno della scuola. Leggere che un signore della Croce Rossa gli aveva spiegato che quando accade un grande terremoto la gente va a vivere in una specie di campeggio, mi ha confermato che loro hanno una marcia in più e tanto da insegnarci! (ab)