Gli operatori SeP: un sostegno psicologico ai volontari e alla popolazione
(pubblicato sul numero due di “Ti scrivo”)
Quando una persona vive un evento traumatizzante, o è vittima di un disastro naturale, un incidente, un attacco terroristico, le sue sofferenze fisiche sono ben visibili. Il disagio psicologico, a volte più importante, profondo e duraturo, è spesso nascosto e molte volte trascurato. Il servizio psicosociale (SeP), attivo in Croce Rossa da molti anni, si pone l’obiettivo di portare alla luce le sofferenze delle vittime (e degli stessi soccorritori), di creare percorsi di aiuto, condividere emozioni e vissuti, fornire strumenti per assistere gli individui, non solo da un punto di vista tecnico e pratico. Nell’immaginario comune, lo psicologo si incontra mentre siamo sdraiati su un comodo lettino. In Croce Rossa non accade proprio così: lo psicologo e i volontari si incontrano nei campi di accoglienza e nei ricoveri. Ti vengono incontro.
Per capire come funziona il servizio psicosociale, abbiamo incontrato la dottoressa Manuela Bailoni, psicologa della Croce Rossa e responsabile provinciale del servizio stesso.
Manuela quando nasce il Servizio Psicosociale?
In Trentino le prime forme di supporto partono nel 2008 con lo sportello di ascolto dedicato ai soli volontari coinvolti nelle emergenze o in situazioni stressanti e traumatizzanti. Ora il servizio è trasversale ed è dedicato anche alla popolazione.
Quali sono i vostri campi di intervento?
Gli operatori si occupano delle attività di formazione in tutte le aree di Croce Rossa laddove si parla di emozioni e aspetti relazionali, siano essi legati agli approcci del volontario soccorritore, oppure alle situazioni di emergenza, alla prevenzione dello stress, alle relazioni interne ai gruppi di lavoro, agli aspetti comunicativi. Il servizio inoltre affianca gli operatori sociali nelle loro mansioni di supporto agli indigenti, ai vulnerabili e ai migranti. Partecipa a progetti di cooperazione internazionale, affianca le attività degli operatori del sorriso e dei giovani di Croce Rossa.
Quando si parla di emergenza in questo momento storico viene in mente il terremoto. Alcuni psicologi e operatori psicosociali della provincia di Trento hanno partecipato alle missioni nei campi di accoglienza. Quali sono le attività svolte?
Nelle situazioni di emergenza lavoriamo su più fronti. Il primo è il supporto ai volontari che, a seconda della fase dell’avvenimento in cui operano, hanno compiti gravosi. Non solo ci sono aspetti tecnici e organizzativi da portare avanti, ma anche e soprattutto situazioni emotive pesanti che coinvolgono le persone ospitate. Per esempio nella mia missione in Emilia Romagna ho percepito questo carico emotivo soprattutto per i volontari nelle cucine – sembra strano da dire – che lavorano tutto il giorno, si trovano a fare squadra con persone che non conoscono e si rapportano direttamente con una popolazione sfiancata che, come spesso accade, riversa l’esasperazione su chi si trova davanti tutti i giorni.
Il secondo fronte di supporto è con i cittadini che hanno vissuti emotivi molto forti, paure che rimangono nel profondo. Nel caso dei terremotati, una di queste grandi paure è quella di rientrare in casa con le scosse sismiche ancora in corso. Il nostro lavoro in questo caso è quello di aiutarli a gestire le angosce e di attuare percorsi che aiutino a stabilizzare le emozioni. Quanto prima avvengono questi processi emotivi, minore è il rischio che si sviluppino disturbi post traumatici da stress legati alla difficile situazione vissuta.
Un altro compito che svolgiamo è quello di affiancare, e non di sostituire, i servizi presenti sul territorio che lavorano incessantemente dall’inizio dell’emergenza e hanno al loro interno persone che subiscono gli stessi disagi del resto della popolazione.
Le persone come arrivano da voi?
I volontari del servizio psicosociale vivono nei campi di accoglienza e partecipano alle attività organizzate giornalmente nelle strutture. In questo modo ascoltano e osservano, superano le diffidenze delle persone ed eventualmente propongono incontri come il defusing, una riunione di gruppo gestita da psicologi che serve a rielaborare le esperienze e a metterle in una giusta prospettiva. Alcune persone possono essere segnalate dai servizi territoriali o da altre associazioni di soccorso, altre si avvicinano ai volontari in maniera spontanea.
Avete progetti in mente per il futuro o attività che vi piacerebbe mantenere?
Sicuramente ripartirà l’attività che ci vedeva organizzare cene e momenti conviviali con i migranti e i richiedenti asilo. Un progetto che potrebbe decollare è quello organizzato nella struttura del pronto soccorso, in sala d’attesa, per dare supporto a parenti e pazienti. Vorremmo poi avviare un percorso di tutoraggio per i nuovi volontari entrati in Croce Rossa e seguirli dopo il corso base per permettergli una scelta consapevole delle attività da portare avanti. Nel 2015 è stata stipulata una convenzione con l’Associazione Artigiani che mette a disposizione lo sportello di ascolto anche a tutti i loro associati.
Quali sono i vostri numeri?
In totale ci sono quattro psicologi e trenta operatori psicosociali. Il 21 gennaio 2017 si è tenuto un corso base e nel corso di due weekend di febbraio, dal 3 al 5 e dal 17 al 19, si terrà il corso avanzato. Ci aspettiamo quindi che i numeri crescano. (mr)
Cos’è il servizio psicosociale e come farne parte
Il servizio psicosociale ha molte finalità. Oltre a predisporre interventi a favore dei volontari per preservarne il benessere psicologico dopo missioni di emergenza, si occupa di sostenere e affiancare tutte le persone che, per qualche motivo, vengono in contatto con i servizi e l’opera prestata dalla Croce Rossa.
Le figure professionali che fanno parte del servizio psicosociale sono gli psicologi e gli operatori psicosociali. Lo psicologo interviene in base alla sua qualifica ed è specializzato in psicologia delle emergenze. Gli operatori psicosociali sono volontari appositamente formati attraverso un corso e una verifica attitudinale. I corsi di formazione vogliono mettere i volontari in condizione di capire le sofferenze psicologiche ed emotive delle persone con le quali si entra in contatto e vogliono permettere l’attivazione di percorsi di aiuto e supporto personalizzati e adatti ad ogni singola situazione di disagio. I volontari appartenenti al servizio psicosociale sono inseriti in un albo nazionale. (mr)