Sistemi di coping
26 gennaio, ore 10 del mattino, sono arrivata a Visso, parcheggio la macchina ed entro nella sede del Comitato Locale di Croce Rossa. Sul corridoio mi viene incontro Francesca che, subito, mi offre caffè e biscotti. È una volontaria, come tanti altri, di questo paese, presente in sede a disposizione di chiunque entri, volontario o sfollato presente nel campo.
La sua casa non è agibile e vive in un container dove rientra quasi esclusivamente per dormire.
In un momento di pausa la trovo intenta a ricamare a punto croce una copertina per la sua nipotina, iniziata prima di quel “lontano” 24 agosto. L’ha ripresa in mano da poco, mi confida che questa attività la rilassa. Tra me e me penso che ha ragione, ha trovato il suo “sistema di coping” una strategia per fronteggiare una situazione stressante. È un adattarsi attivo unico presente in ognuno ma che differisce da persona a persona: correre, scrivere, suonare, cucinare… un’infinità di modalità potenzialmente efficaci e Francesca ha trovato il suo.
Scrivo queste righe con qualche giorno di ritardo, ritornata a casa con una valigia ricolma di sensazioni più che di panni sporchi; ho avuto necessità di decantare: ho pranzato in famiglia, mi sono fatta coccolare da mia madre e sono uscita a camminare con il cane. Ora quei panni li ho stesi e rivedo Camerino, Ussita, Monte Sant’Angelo, Visso, Pieve Bovigliana, Pieve Torina e tanti altri che avranno non solo un nome ma visi e storie nella mia mente. (pm)