Normalità
Quando pensiamo a un evento di grande portata come quello che sta coinvolgendo attualmente il centro Italia, probabilmente affiorano alla nostra mente donne, uomini, bambini, anziani che improvvisamente si trovano a dover reinventare la loro quotidianità improvvisamente priva di sicurezze. Persone che devono fare i conti con l’urgenza di bisogni basilari: un letto, un tetto sicuro, un bagno e un pasto caldo.
Può esistere, allora, la normalità in emergenza?
Ieri siamo arrivati a Ussita, paese della comunità montana di Camerino con una decina di frazioni, che fino al 24 agosto scorso contava poco più di 400 abitanti ma che al momento vede presenti meno di venti persone. Sono i dipendenti comunali, che all’interno di container hanno ricostruito il Municipio, ormai inagibile, con i relativi uffici preposti allo smaltimento delle pratiche quotidiane che non si sono interrotte ma che, anzi, si sono moltiplicate.
È quanto emerge dal racconto di Romina, Gianluca e Giuseppe che, come un fiume in piena, ci ricordano che il lavoro non si ferma con il terremoto. Qui ci sono un’importante stazione sciistica, un palaghiaccio, più di mille seconde case adibite al turismo, strutture che se anche ferme richiedono controlli, incartamenti, pratiche. Rendicontazioni che non hanno visto a causa del terremoto nessuna agevolazione ma che, per assurdo, sono diventate farraginose a prescindere e pesano su tutti i dipendenti; i quali sono sfollati a loro volta e devono percorrere ogni giorno chilometri per poter svolgere il loro compito con efficacia.
Oggi quando penso a questi dipendenti dò un valore nuovo al loro impegno e a quello di molti altri sparsi nella regione.
Hanno bisogno di aiuto perché cominciano – e non mi sembra così assurdo – a non farcela più. Forse ora potranno assumere quattro persone a supporto, ma prima si deve predisporre una zona dove, in casette prefabbricate, potranno alloggiare con dignità.
Ci vorranno ancora 40 giorni minimo. Ancora una volta, tanti. (pm)