La vita riparte nei dintorni di Camerino
22 novembre, partenza dal campo alle 9.30 con Roberto (Roma), Natale (Como), Andrea (Biella), Alberto e Nicola (io).
Lasciata la statale iniziamo a salire, le strade diventano sempre più strette, a un certo momento sterrate, poi una “pontara” e il furgone slitta sul terreno umido dalla notte. Con un po’ di ingegno e un po’ di fortuna riusciamo a ripartire.
Arriviamo a Forsivo, un gruppo di case disperse. Sono in 24 di cui 8 ragazzi e la tenda media (o “cattedrale”) è un po sgonfia. Parliamo con l’uomo che ci accompagna e ci assicura che provvederà lui più tardi. Scambiamo allora quattro chiacchiere con le persone che stanno intorno a un braciere fatto con un fusto del gasolio. È tutto ok, arriva anche qualcuno che porta i pasti caldi, così salutiamo e facciamo un “in bocca al lupo”.
Arriviamo al campo di Ancarano, è una piccola comunità, ben organizzata con roulotte e tanti bambini. Qui abbiamo portato una torre faro ma nessuno ne sa niente, ripasseremo al ritorno. La CRI che gestisce la cucina ci invita a pranzo e ovviamente accettiamo; ci riempiono: gli straccetti al radicchio sono favolosi.
Per arrivare alla prossima tappa passiamo per Porta Ascolana, vediamo tanti cartelli di ristoranti e trattorie, segno evidente di un trascorso turistico di sfarzo eno-gastronomico. Ora rovine e desolazione.
A San Pellegrino le luci di una tenda non funzionano. Dopo alcune prove temiamo il peggio: una scarica potrebbe averle guastate tutte. Poi però Natale trova l’interruttore nascosto e la luce ritorna. Riprendiamo il viaggio.
Frascaro è divisa in due per il crollo della chiesa che ha bloccato una strada, da una parte sono in 20 ed hanno una tenda che non sta gonfia. Troviamo il guasto, è un raccordo che perde e lo ripariamo. Intanto che aspettiamo di vedere se funziona, scorgo un uomo che ci guarda, lo avvicino: è Lauro una di quelle persone che vede il mondo stando su un altro piano. Gli chiedo come va, gli si inumidiscono gli occhi e scende una lacrima, trattengo a stento la mia. Gli chiedo dove abita e tempo zero mi rendo conto che non potevo dire cazzata peggiore. Lauro gira la testa lentamente verso le casa diroccate e poi volge lo sguardo all’infinito. Passa un attimo che sembra un’eternità, gli dico che abbiamo riparato la perdita e se desidera vedere dov’era. Mi fa un mezzo sorriso e mi segue, gli mostro il raccordo riparato e allora il sorriso diventa pieno. Lo salutiamo tutti e si riparte.
Arriviamo dall’altra parte del paese con una strada sterrate fatta apposta, sono in 15 e ci sono due ragazzi di 11 anni. Controlliamo la tenda e la gonfiamo un po’. Ci dicono che ora le temperature sono calate e che la notte hanno freddo. Guardiamo se c’è la coibentazione nella tenda. Manca. Promettiamo di interessarci per farla applicare. Una signora ci offre il caffè e una fetta di panettone, si scusa perché non ha altro, mi sento sprofondare.
Piediripa, tenda media per 4 persone; dentro gli hanno piazzato 50 scatole di vestiti e non sanno cosa farsene. Mancheranno a qualcuno?
Popoli, accampamento di 30-40 persone. Qui non manca niente, anzi sembra che abbiano di più del necessario. Parliamo con un tipo che sembra sapere il fatto suo, dice che loro sanno quali tasti toccare. La situazione stride un po con quelle che abbiamo visto prima. Mah…
Torniamo ad Ancarano per scaricare la torre faro che ci portiamo dietro da questa mattina; nessuno ancora ne sa niente, quindi decidiamo allora di rientrare. Bruna, Riccardo e tutti gli altri dello staff cucina ci aspettano per cena. A proposito, grazie raga per quello che fate. (nm)